La fede riaccesa dal Risorto diventa viva solo a Pentecoste. Il nome greco di questa antica festa si deve proprio ai cinquanta giorni trascorsi dalla Pasqua. Certo, i discepoli, il terzo giorno dopo la morte di Gesù, hanno incontrato il Risorto: eppure rimangono ancora persone spaventate e incapaci di annunciare il Regno. Solo quando viene lo Spirito, nasce la Chiesa che va oltre i confini, le lingue, le porte chiuse.
Una bella festa ebraica, tra fiori e latticini.
La festa di Pentecoste ha una storia antichissima. Gli ebrei celebrano la festa delle Settimane, memoria del dono della Legge sul Sinai e festa del raccolto. È una delle tre feste di pellegrinaggio (insieme a Pasqua e alla festa delle Capanne). Si tratta di una celebrazione agricola, in cui le primizie del grano e dell’orzo sono offerte a Dio. Nel tempo a questo antico strato agricolo si aggiunge l’occasione di ringraziare Dio per il dono della Legge, ricevuta da Mosè sul Sinai, cinquanta giorni dopo il passaggio del Mar Rosso.
Gli ebrei ancora oggi solennizzano la ricorrenza, decorando le case e le sinagoghe con fiori e piante, in ricordo del miracolo del Sinai, deserto che fiorì in quel giorno. Si consumano dolci e piatti a base di latticini: la Torah è come latte, nutrimento per l’anima, si legge in particolare il rotolo di Rut, giovane straniera convertita per amore e amicizia all’alleanza in Abramo.
La festa cristiana
Per i cristiani, il fatto narrato negli Atti degli Apostoli al capitolo 2 diventa sin da subito occasione di collegare il dono dello Spirito alla pienezza della Pasqua, alla nuova legge, ai suoi frutti. Il collegamento tra la festa giudaica e quella cristiana è molto profondo, risonanza di tanti testi in cui Dio promise di scrivere la sua legge nei cuori e finalmente lo realizza. Per i Padri della Chiesa, la Pentecoste è un’unica grande festa con la Pasqua: è il cinquantesimo giorno dello stesso mistero che finalmente giunge a piena maturazione, come un frutto tanto atteso. Se a Pasqua Cristo ha vinto la morte, a Pentecoste la vita nuova si diffonde su tutti i viventi. Nel giorno di Pentecoste si celebravano come a Pasqua i battesimi, con una veglia notturna che ricorda da vicino quella pasquale e che ancora è celebrata in molti luoghi. Nascono testi molto raffinati sin dal VI secolo,
che sono ancora alla base della liturgia pregata in questi giorni. Nel medioevo si compone il noto Veni creator Spiritus (IX secolo), canto alla vita nuova e nel XII secolo la sequenza Veni Sancte Spiritus. Come nelle feste nei martiri si assume per questo giorno il colore liturgico rosso e nel passato ebbe una risonanza festiva che oggi ha purtroppo smarrito.
L’arte di celebrare la Pentecoste oggi
Grazie ai movimenti carismatici di radice pentecostale e calvinista, anche la Chiesa cattolica ha riscoperto la presenza dello Spirito, così esplicita tra gli ortodossi. Lo Spirito è l’autore della vita, feconda Maria, ispira Gesù al suo battesimo, è da Lui condiviso con i discepoli e poi donato a chi lo invoca. Una persona in molte persone, dallo Spirito scopriamo che nessuno è privo della presenza di Dio. Sarebbe prezioso riscoprire il valore della Veglia, con le sue sette letture così ben articolate.
Nei canti è bene scegliere quelli di invocazione allo Spirito, magari con qualche passaggio in diverse lingue per i testi delle preghiere, risonanza dell’universalità della chiesa. È bene che non manchi un rimando alla dimensione missionaria della fede in Gesù, con un’invocazione per i missionari o un atto di carità per loro. Un piccolo rinfresco offerto alla comunità alla fine della messa espliciterà infine il carattere fraterno di questa solennità.
marco gallo
dal Corriere di Saluzzo del 5 giugno 2025
LA TRADIZIONALE VEGLIA DI PENTECOSTE, IN PROGRAMMA PER VENERDI’ 6 GIUGNO NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI MARIA AUSILIATRICE, E’ STATO ANNULLATO.
immagine: La Pentecoste, Duccio di Buoninsegna