La forza di un vescovo.
“Nella Gaudium Christus est si legge che Egli è la nostra pace, la verità, l’Amen di Dio (cf Ef 2,14; Gv 14,6; Ap 3, 14). Il nostro tutto ce lo ricorda papa Francesco fin dall’inizio del suo ministero petrino: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (E.G. 1).
Ogni dono di Cristo è missione per noi. Sorge da qui il dovere di comunicare agli uomini la nostra gioia di essere cristiani, come Egli ha comunicato a noi la sua gioia. Facile a dirsi! Com’è possibile conservare la gioia quando si è immersi nelle preoccupazioni, nelle ansietà, nell’accavallarsi dei problemi? Come può essere nella gioia un vescovo nell’esercizio del suo ministero ordinario? Quante volte non gli accade di sentirsi quasi accerchiato dai problemi, dalle preoccupazioni, dalle ansie?
E’ stato così fin dal principio. Scriveva san Paolo ai Corinti: «Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non frema?» (2Cor 11,29). C’è ancora chi, nelle sue piccole ambizioni, s’illude che l’essere vescovo consista nell’avere in capo una mitria, nell’indossare la talare paonazza, o una veste filettata… Tu, invece, carissimo don Bernardino, sai che non è così. Un vescovo non può governare isolatamente.
Il ministero episcopale assomiglia alle funzioni di una mano. Essa ha il palmo, che può essere paragonato alla persona del vescovo; col suo palmo, però, una mano cosa può fare? Solo accarezzare o schiaffeggiare, colpire! Con le sue dita, però, la mano può sollevare, indicare, afferrare… E questo vale per tutti i presbiteri diocesani, che il Concilio Vaticano II chiama: «necessari collaboratori del vescovo» (cf Presbyterorum Ordinis, n. 7).
Ti auguro di sentire sempre dentro di te l’amore di Dio, per portare a tutti la speranza e la gioia della fede in Cristo risorto”.
Cristiano Bodo, Vescovo di Saluzzo
in occasione dell’Ordinazione Episcopale di don Bernardino Giordano
