Diocesi di Saluzzo | San Chiaffredo e San Costanzo martiri Patroni della Diocesi

Partecipare e lasciarsi trasformare

Come vivere al meglio il triduo pasquale in parrocchia: ritmi lenti, riflessione e preghiera

«Ciò che era visibile nel Redentore è passato nei sacramenti».
Così diceva il papa s. Leone Magno. Egli spiegava che quanto i discepoli potevano vedere e toccare in Gesù – i suoi gesti, le sue parole, il suo amore – continua oggi nelle celebrazioni dei cristiani.
Partecipare ai riti significa esattamente diventare parte di una realtà viva. Questo è vero in particolare nella Settimana Santa. Per la parrocchia si tratta di giorni particolarmente intensi: come viverli insieme?

Pazienza e cura
Prima di tutto occorre pazienza e non bisogna dar nulla per acquisito. La riforma della Settimana Santa è tutto sommato recente: risale infatti al 1955, quando Pio XII la riportò al suo senso originario di triduo celebrato per tutto il popolo. Si potrebbe pensare che 70 anni non siano pochi, ma per fare mentalità è necessario molto più tempo e tanto lavoro. Solo quando si è gustato davvero almeno una volta il senso di ogni passo del Triduo, non si potrà più fare a meno di sceglierlo e viverlo con cura.

Educarsi all’essenziale
Molti fedeli partecipano alla Domenica delle Palme e poi si rivedono al giorno di Pasqua. È essenziale, invece, aiutare la comunità a riscoprire il Triduo come un’unica grande liturgia del cuore cristiano. Non si tratta di tre riti distinti. Ciò che è iniziato dalle campane del giovedì, con la messa in coena Domini, è solo sospeso ma mai interrotto. Riprende senza saluto liturgico il venerdì con la celebrazione della Passione del Signore, che a sua volta non ha benedizione finale. E continua con la grande veglia pasquale, che finalmente porta a compimento lo stesso mistero di salvezza che ci coinvolge dal Giovedì Santo.

Lasciare spazio
Nella frenesia quotidiana, abbiamo bisogno di far spazio per accogliere. Pur comprendendo la giusta necessità di riposo e vacanza, il credente non può disertare questi giorni o riservare ai riti energie di scarto. È così utile rivedere l’agenda perché soprattutto ai tre grandi momenti si dia spazio di qualità. Anche chi è molto impegnato in parrocchia dovrebbe riservare tempi di silenzio, di ascolto, di preghiera personale. Senza mancare ai riti maggiori, si può arricchire questo tempo con momenti di devozione popolare e con la preghiera comune della Liturgia delle Ore.

Camminare insieme
La liturgia della Settimana Santa è fortemente comunitaria: c’è posto per tutti, e ognuno ha un compito. Ma la bellezza nasce solo se c’è unità tra ministri, cori, catechisti, volontari. Il Triduo pasquale non si improvvisa, si prepara insieme e si vive con umiltà. L’attenta regia celebrativa è quella che permette ad ognuno di fare il proprio servizio senza preoccupazione, per poter vivere il senso armonico del gesto di fede comunitario. Per riprendere un’altra celebre immagine tradizionale, la liturgia di questi giorni è come un fiume: non lo si capisce dalla riva, bisogna entrarci, farsi portare. E proprio nella corrente si scopre che la fede non è un’idea, ma un passaggio, una trasformazione, un’esistenza consegnata. E che è Pasqua davvero, quando ci si lascia raggiungere dal Vivente.

marco gallo

dal Corriere di Saluzzo del 17 aprile 2025

immagine: https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-04/le-immagini-della-passione-raccontano-il-triduo-pasquale.html

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