Il calendario della Chiesa volta pagina tra pochi giorni e ci invita a tornare al principio per prepararci insieme alla grande festa del Natale. In questi giorni veniamo invitati ad avere un doppio sguardo: da un lato siamo chiamati a fare memoria e a tornare all’evento della nascita di Gesù a Betlemme, dall’altra dobbiamo tenderci in avanti, in attesa della venuta ultima del Signore Gesù.
Quella che ad un primo sguardo può sembrare contraddizione, in realtà si dimostra come profondità e ricchezza perché Gesù apparso nella carne umana ci invita a realizzarci pienamente insieme a Lui, prendendo letteralmente forma con lui, per avere in dono la vita che innerva la storia del mondo e arriva a superarla in vista della vita eterna.
Tutta questa tensione si può riassumere attraverso la preghiera finale dell’autore dell’Apocalisse e che a partire dai prossimi giorni ci terrà spesso compagnia: Vieni Signore Gesù. Nelle prossime righe proveremo a evidenziare il modo in cui questa preghiera si esplicita nei gesti e nelle preghiere che rendono forte il momento che attraverseremo insieme.
La storia dell’Avvento
I primi che hanno ritenuto importante prepararsi alla festa di Natale sono stati i cristiani della Gallia e della Spagna a partire dal quarto secolo e lo hanno fatto perché spesso nella festa dell’Epifania si amministravano i battesimi. Essi hanno immaginato di poter trasporre ciò che si faceva nella quaresima per accompagnare chi doveva prepararsi a diventare cristiano e al tempo stesso era l’occasione per crescere nuovamente nella fede per tutta la comunità.
Questa idea è rimasta forte nella Chiesa di Milano, dove ancora oggi l’Avvento dura sei settimane (due in più rispetto a noi) perché questa è anche la durata della quaresima.
A Roma invece cento anni dopo si è creduto importante dare all’Avvento un’impronta diversa. Al centro dell’attenzione è stata posta la necessità di prepararsi alla venuta del Signore, nella doppia veste della memoria legata al Natale e dell’invocazione circa la nuova venuta del Cristo glorioso.
La Parola di Dio
Le quattro domeniche aprono a noi un grande tesoro da ascoltare e accogliere. I credenti sono chiamati ad attendere con fiducia, ma al tempo stesso sono chiamati a riconoscere i segni del passaggio di Dio nella storia della salvezza. Sia i profeti che il Nuovo Testamento cercano di infondere pazienza e perseveranza, perché il Regno di Dio si diffonde nella comunità con l’intento di raggiungere tutti gli uomini, fino ad esplicitarsi nell’esperienza di Maria e Giuseppe: Dio desidera davvero abitare con gli uomini e sta portando a termine ciò che è iniziato molto tempo prima. Gli uomini sono chiamati a vegliare e a gioire perché l’opera della liberazione li coinvolge in prima persona, se non restano sordi all’annuncio della salvezza.
Le preghiere nella liturgia
La Chiesa nutre una grande speranza perché chiede al Signore di portare a termine le promesse annunciate dai profeti. La venuta di Cristo si pone come obiettivo di cambiare il cuore del mondo e di porre fine all’ingiustizia e alla violenza. I salmi in più occasioni ci porteranno a ripetere: vieni Signore a rinnovare la terra. Chiediamo di poter accordare il nostro cuore a tali richieste.
La corona dell’Avvento
Quattro candele verranno accese con il passare delle domeniche. Esse sono disposte all’interno di una corona, arricchita da elementi invernali, come le frasche di abete o di pino e da varie decorazioni. Ogni candela ha un nome e si accompagna al canto di una profezia: i nostri occhi sono invitati a guardare nella giusta direzione e ad accogliere la giusta compagnia. Gli angeli, i profeti e i pastori si danno appuntamento a Betlemme per cantare la nascita del figlio di Dio e invitano anche noi a non fare tardi.
La novena di Natale e le antifone “O”
La novena è forse il momento più atteso da tanti bambini e ragazzi, ma è tenuta in grande considerazione da tanti adulti a motivo del canto delle profezie. Ogni sera si prendono in prestito parole antiche per aprire la strada ad un incontro autentico che si consumerà più avanti nella mangiatoia di Betlemme. Questi canti hanno il compito di accompagnarci a riconoscere in Gesù bambino il Messia atteso da secoli. In questo senso non dobbiamo dimenticare la bellezza delle antifone del Magnificat. Esse sono otto e iniziano un giorno in ritardo rispetto alla novena. Iniziano tutte con la lettera “O” e ci raccontano qualcosa di Gesù che dobbiamo tenere prezioso se vogliamo davvero accoglierlo.
L’Avvento nell’anno del Giubileo
Infine, la festa del Natale e la sua preparazione coincidono con la conclusione dell’anno santo. Attendere la venuta di Cristo significa ricordare che egli è re di giustizia e di pace. Tutti siamo invitati a invocare questi doni preziosi che giungono dalle sue mani, ma al tempo stesso siamo chiamati a diventarne collaboratori. La speranza è virtù che viene da Dio, un esercizio al quale siamo ammessi tutti attraverso le opere di un cuore rinnovato, che collabora in vista di un mondo più giusto e ospitale.
marco tallone
dal Corriere di Saluzzo del 27/11/2025



