Diocesi di Saluzzo | San Chiaffredo e San Costanzo martiri Patroni della Diocesi

Don Marco Gallo a Parigi

La notizia era nell’aria da qualche tempo. Il giorno di Pasqua è stato lo stesso don Marco Gallo a postare sui social il comunicato con il quale ufficializzava il suo futuro nuovo incarico. A partire dal prossimo mese di settembre, infatti, assumerà la direzione dell’Istituto Superiore di Liturgia di Parigi, dove già insegnava da tempo.
«Un cambiamento (quasi un esodo) si avvicina. Tra tre mesi mi trasferirò a Parigi. Ho in cuore dolore e entusiasmo insieme. Per le persone da cui mi allontano e che amo, e tensione verso il servizio appassionante che mi aspetta. La ricerca e la formazione in liturgia meritano il meglio del nostro impegno. Lì si esprime la nostra fedeltà a Dio e al mondo» ha sottolineato don Marco Gallo, che poi ha aggiunto: «Grazie ai colleghi parigini che mi hanno accordato tanta fiducia. Aver scelto un liturgista italiano è un segno di fraternità e stima per le nostre chiese sorelle. Grazie anche alla mia diocesi, che mi permette di partire per questi prossimi anni, pur in un momento di grave penuria di presbiteri».
Un bel traguardo per don Marco Gallo, ma anche una “perdita” per la Diocesi di Saluzzo, che dovrà rinunciare ad un sacerdote giovane e pieno di entusiasmo, il cui grande carisma non potrà che mancare alle comunità parrocchiali dove operava, ma più in generale alla comunità diocesana.
Don Marco Gallo, 47 anni, sacerdote dal 2004, finora era parroco “in solidum” e moderatore nelle parrocchie di Verzuolo e Costigliole Saluzzo. A Parigi succede a p. Gilles Drouin, che ha diretto l’Istituto negli ultimi 8 anni. Proponiamo qualche stralcio di un’intervista a don Marco Gallo pubblicata dall’Icr, l’Institut Supérieur de Liturgie di Parigi.

Presentazione
Mi sono formato a Fossano, e poi a Roma. Nel 2009 ho ottenuto il dottorato all’Ateneo pontificio di Sant’Anselmo sotto la direzione dei professori Elmar Salmann e Andrea Grillo, con una tesi sul Libro delle benedizioni. Dopo molti anni, insegno la liturgia e i sacramenti a Fossano e a Torino e come docente “ad invito” a l’Istituto Giovanni-Paolo II di Roma.
Nel 2018 ho assunto l’incarico di direttore della “Rivista Pastorale Liturgica” e nel 2022 la vice-presidenza dell’Associazione dei Professori Italiani di Liturgia.
Visto dall’Italia, cosa rappresenta l’Isl?
Il movimento liturgico è sempre stato, per noi italiani, un dono del Nord, in particolare del Belgio e
della Francia, prima di radicarsi oltralpe. Sono cresciuto intellettualmente leggendo con passione le
opere dei grandi liturgisti francesi, seguendo La Maison-Dieu e le ricerche svolte all’Isl. Ciò che mi ha sempre colpito è la capacità di coniugare una ricerca impegnativa con una genuina attenzione alla vita delle comunità che la celebrano. L’Isl è sempre stato un prezioso riferimento.
A livello più personale, ho avuto una collaborazione ricca e amichevole con i suoi insegnanti per oltre dieci anni. Lì ho trovato uno spazio di dialogo intellettuale stimolante e un modo di pensare la teologia che oggi mi sembra essenziale: in un’accademia veramente plurale, dove la ricerca e la formazione non sono mai imprese solitarie, ma un lavoro di squadra, in collegamento con gli altri istituti.
Quali sono le sfide della formazione liturgica sessant’anni dopo il Concilio Vaticano II?
Tra le tante, ne citerei almeno tre di grande rilievo, in piena continuità con l’evento conciliare. La prima riguarda la natura dell’azione liturgica, come momento in cui prende forma l’atto di fede. Dopo aver conquistato un posto nella teologia fondamentale, credo fermamente che sia giunto il momento che la liturgia sviluppi anche la sua virtù di teologia pratica. Il secondo progetto è quello, recentissimo, della dialettica tra iniziazione all’atto rituale e ars celebrandi, che deve trovare un equilibrio. La terza è la sfida di una liturgia cattolica che rimanga unica e che, allo stesso tempo, abbia il coraggio di apportare i necessari adattamenti culturali locali.

dal Corriere di Saluzzo del 24 aprile 2025

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