Nativo di Carmagnola (TO), appartenne all’ordine domenicano, fu zelante e stimato vescovo di Alghero.
Il papa Benedetto XIII , su proposta del re Vittorio Amedeo, il 17 agosto 1729 lo trasferì alla chiesa di Saluzzo.
Diede inizio al suo ministero episcopale nella diocesi di Saluzzo il 20 novembre dello stesso anno.
L’esultanza del clero, della municipalità e dei fedeli fu grande. Per la circostanza il medico Randone di Garessio gli dedicò un’ode in cui, paragonando il fiume Po col Giordano diceva: “Il vanto del Giordano / il Pado acquista / santificar mi può Pastor pio / che se fiume son io, Egli è il Battista”.
Se fu ricco di grandi doti e carismi, la sua vita domestica e privata era molto povera, tanto che i canonici, tramite l’abate Dampillione e il canonico Derossi, il 22 dicembre 1729 gli fecero un’elargizione di 200 lire.
Mons. Lomellino il 31 maggio 1730 diede inizio alla prima visita pastorale, limitata alla zona dell’albese; nel 1731-32 alle parrocchie della Valle Varaita.
Il 20 novembre 1730, in conformità alle disposizioni impartite da Carlo Emanuele III, secondo le quali tutti i nobili, i rappresentanti delle comunità, i pubblici ufficiali, i vescovi del regno dovevano convenire nel duomo di Torino per prestargli giuramento di fedeltà, il vescovo adempì a questa richiesta.
Nel 1731 ebbe attenta cura per il seminario, avvalendosi della volontà del fondatore, l’abate Francesco Agostino dei Saluzzo di Monterosso, il quale aveva disposto nel 1723 una considerevole dotazione di beni per il buon funzionamento dell’ente.
Devoto della Vergine Maria caldeggiò la recita del Santo Rosario e propose l’istituzione della “Compagnia del Rosario” nelle singole parrocchie.
Eresse la parrocchia di Chianale.
Si deve alla sua generosità e a quella dei canonici, la costruzione del muro attorno alle mura del Duomo, coperto con lastra di pietra, come rinforzo alle fondamenta.
Morì il 28 febbraio 1733 e fu sepolto in duomo.