Carlo Vittorio Ferrero della Marmora nacque a Torino il 15 ottobre 1757. Frequentò il collegio dei nobili e abbracciando lo stato sacerdotale, venne ordinato nel 1781. Per la sua vasta cultura fu membro del Collegio di filosofia dal 1786. Fu particolarmente interessato agli studi storici e si interessò con passione alla numismatica, accrescendo la famosa collezione di proprietà della sua famiglia. Particolare devozione ebbe per S. Carlo Borromeo e S. Francesco di Sales.
Il re Vittorio Amedeo III lo propose al papa Pio VII come vescovo della diocesi di Casale Monferrato alla quale fu nominato il 27 giugno 1796.
Manifestò doti pastorali eccellenti in quegli anni tormentosi, prodigandosi per la popolazione, messa a dura prova dall’esercito francese e austriaco.
Quando i Casalesi si ribellarono ai francesi e la città venne minacciata di distruzione, mons. Ferrero intervenne perché la strage fosse evitata. Notte tempo fu condotto prigioniero ad Alessandria. Venne liberato e al ritorno a Casale riprese a rianimare e soccorrere la popolazione.
Durante l’occupazione francese accolse Pio VI prigioniero e lo accompagnò fino a Torino. Napoleone ottenne da Pio VI di ridurre le diocesi piemontesi; pertanto, con bolla pontificia del 1° giugno 1803, vennero soppresse nove diocesi fra cui Casale M., Pinerolo, Fossano, Susa, Biella, Aosta, Alba, Testona, Bobbio. In virtù di quel decreto, a Saluzzo venne unita la soppressa diocesi di Pinerolo. A reggere la diocesi di Saluzzo, Napoleone nominò, l’11 giugno 1804, il vescovo di Casale M. mons. Ferrero della Marmora, nomina ratificata dal papa, il 1° febbraio 1805, nel Concistoro tenutosi a Parigi. Nel frattempo mons. Ferrero amministrò la diocesi di Saluzzo, rimanendo a Casale M. fino al giorno dell’ingresso a Saluzzo. Mons. Ferrero si adoperò perché il card. Pacca e altri prelati romani avessero una condizione di vita meno dura nel periodo in cui erano esiliati e rinchiusi nel forte di Fenestrelle.
Napoleone stimava assai il vescovo Ferrero della Marmora; pur sapendo che non gli era favorevole in tutto, lo nominò primo cavaliere della legione d’onore e nel 1808 barone dell’Impero.
Con sentimenti di devozione salutò il ritorno di Pio VII a Roma, anzi lo incontrò a Torino nel 1815 in occasione dell’ostensione della Sindone. Quando la dominazione francese finì, il Papa con la “bolla Beati Petri” del 17 luglio 1817, riordinò le diocesi, e Saluzzo ebbe la giurisdizione sulle parrocchie che formano ancora l’attuale diocesi.
Mons. della Marmora, dopo l’unità territoriale della diocesi, diede alcune direttive programmatiche per una proficua vita diocesana, con particolare riferimento al valore della disciplina ecclesiastica, alla liturgia e alla istruzione religiosa.
Nell’anno 1807 venne rifuso il campanone del duomo. Furono nel contempo inserite queste iscrizioni: al bordo superiore: “Sancta Maria Salutiarum patrona, ora pro nobis /.
Al bordo inferiore: An. 1658 constructum – 1807 refusum – 1812 Elemosinis reformatum Sedente Remo D. Carolo Victor Ferrerio A. Marmora Epo Salutiar(S. Maria patrona di Saluzzo, prega per noi. Costruito nel 1658, rifuso nel 1807, restaurato nel 1812 con le elemosine, sotto l’episcopato di Carlo Vittorio Ferrero della Marmora, Vescovo di Saluzzo). Venne anche ornato coll’immagine del Salvatore, della B. Vergine e dei SS. Martiri Gioffredo e Costanzo protettori.
Con insistenza ottenne dal re Carlo Felice che la chiesa di S. Nicola in Saluzzo e l’annesso convento, diventassero sede del Seminario Vescovile.
Mons. La Marmora acquistò il palazzo dei Conti Cravetta, signori di Villanovetta e lo adattò a comoda villa. Vi era un lungo viale di carpini che si inoltrava nei prati, con un giardino fiancheggiante il fabbricato, circondato da torrioni. Residenza accogliente e silenziosa. Il vescovo amava spesso recarsi per qualche giorno di riposo e di riflessioni. Dispose che la villa alla sua morte fosse annessa alla mensa vescovile. Quando con la legge 1868 il governo spogliò le mense vescovili dei loro fabbricati, come le chiese, e perciò la Villa veniva alienata il Vescovo del momento Mons. Gastaldi si adoperò per impedire l’incameramento usando dei suoi buoni rapporti presso il generale La Marmora, ministro dei guerra e nipote del Vescovo Vittorio Ferrero. Questi per riguardo allo zio interpose i suoi buoni uffici, in modo che l’asta fu sospesa e la Villa rimase alla diocesi.
Il 10 aprile 1824 il papa Leone XII accettava tramite la Segreteria di Stato la rinuncia alla diocesi presentata da Mons. Ferrero. “… SS.mus annuit abdicationi petita ab episcopo Salutiensi de ista ecclesia” (… SS.mo accettò la rinuncia chiesta dal Vescovo di Saluzzo). Su proposta del Re Carlo Felice il 27 settembre 1824 mons. La Marmora venne nominato Cardinale, senza alcun incarico specifico.
Ritiratosi dapprima nella villa di Villanovetta, si trasferì a S. Benigno di Fruttuaria ove morì il 31 dicembre 1831 e ivi è sepolto.