Nacque a Torino nel 1618. La famiglia era originaria di Saluzzo ed annoverava uomini di singolare prestigio, sia in campo sociale che militare.
Piscina arricchì la sua cultura conseguendo il dottorato in diritto civile ed ecclesiastico.
Fu abate di Novello.
Alla giovane età di 46 anni, papa Alessandro VII lo nominò vescovo di Saluzzo, in data 14 gennaio 1664 e nel medesimo mese, il giorno 24, ricevette la consacrazione episcopale in Roma.
Fece l’ingresso in Saluzzo il 22 marzo 1664. Partito da Pagno fu ossequiato ai confini di Saluzzo dal Consiglio marchionale, poi proseguì per S. Bernardino, da dove il giorno seguente attraverso la porta Castello sfilò la cavalcata che lo accompagnò in duomo.
Il 30 marzo di quell’anno, il vescovo scrisse al clero ordinando, fra l’altro, l’uso della veste talare, eccetto in caso di viaggi, durante i quali era permessa la veste a metà gamba, in modo tale da coprire le ginocchia.
L’ordine era accompagnato dalla minaccia di sospensione “a divinis” e dalla multa di due monete d’oro per i contravventori.
Un’ordinanza che ebbe non poche opposizioni specie fra i canonici, che ritenevano ingombrante l’uso della talare nei giorni di pioggia o neve, nel salire e scendere le cordonate che portavano dalla casa al duomo e viceversa.
La questione si inasprì al punto tale che vennero presentati molti ricorsi alla Santa Sede; la conseguenza fu che il vescovo dovette temperare l’ordinanza con un decreto del 30 aprile 1667, nel quale era disposto l’obbligo della talare per i soli giorni festivi. Nel medesimo anno 1664 dava inizio alla visita pastorale, dalla quale risulta un’attenta analisi della vita religiosa diocesana.
Il 21 febbraio 1665 indisse il sinodo diocesano per i giorni: 19, 20 e 21 aprile, con cui vennero emanati decreti molto rigoristi.
Le adunanze sinodali furono aperte con una solenne processione e per l’occasione, sul portale del duomo si leggeva l’epigrafe (vacua e ampollosa): “Statis comitiis – Adeste dioecaesis proceres, Haec Piscinam Salutiis astruunt – Probaticaur exhibet probata virtutum monimenta – Anima ne langueat, languescet error, salus animae languor ingredimur – Mota est acqua, non hominem, sed homines habetis – Fuit homineur et angelum in ipsa – Piscina” .
I decreti sinodali, stampati a Cuneo nel 1666, mettevano in risalto la situazione sociale-religiosa della diocesi.
Alcuni di essi riguardavano la sacralità della chiesa, la partecipazione alla comunione pasquale e la confessione annuale. Altri riguardavano la condanna del concubinato e dell’adulterio; raccomandavano con insistenza, inoltre, il digiuno quaresimale.
Infine i decreti regolavano il riposo festivo e stabilivano norme per la comunità ebraica.
Mons. Piscina favorì molto la formazione culturale-teologica del clero ed all’uopo istituì le conferenze mensili per il clero nelle vicarie, che in città si tenevano tutte le settimane in vescovado.
Tramite i buoni uffici del marchese di Pianezza e del vescovo, nel giugno 1665, fu stipulato, con la municipalità di Saluzzo e il superiore generale dei Gesuiti, padre Oliva, l’accordo per la permanenza dei Gesuiti in città.
Morì il 9 gennaio 1668 e fu sepolto in cattedrale.